— oh my marketing!

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Vita Sostenibile

Ogni tanto vado a presentare l’agenzia.

Anche se sono un uomo di advertising e l’agenzia vende creatività per quello, faccio sempre in modo di includere, dopo la presentazione delle campagne, una piccola panoramica su quanto faccio in rete (i blog, il mio social network, il progetto cowo che vive di solo marketing nonconvenzionale ecc.).

Questa parte della presentazione a volte sfocia in un’interesse particolare, che viene sintetizzato nella frase di saluto:

…e comunque, se le viene un’idea per noi, ci faccia sapere.

Questo fatto è molto interessante, e merita una piccola riflessione.

Dapprima mi irritavo un po’. Ma come, se le viene un’idea, l’idea mi viene se tu mi chiedi di farmela venire!

E poi: come se non mi svegliassi già tutte le mattine alle sei per farmi venire idee per quelli che mi pagano per farlo!

Però però.

Alla fine, mi sono persuaso che “se le viene un’idea ci faccia sapere” sia in fondo un complimento.

Significa “lei ci piace, ma non sappiamo cosa chiederle” che – tutto sommato – non è altro che una richiesta d’aiuto.

Insomma, un’apertura da parte di chi ancora non sa tanto aprirsi.

Forse sta a noi inventarci – oltre alle idee di campagna – delle idee di relazione con i clienti.

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Sapevatelo, dice Corrado Guzzanti.

Qui si può richiedere (gratuitamente) l’ebook di 26 pagine “Email Marketing Horror – quando l’errore diventa orrore” a cura di Web Marketing Garden, con l’art direction di Laura Coppola (Monkey Business).

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Imprenditore italiano, cerchi stimoli, mentoring e modelli per lanciare la tua impresa? Mind the Bridge può fare al caso tuo, e presentarti alla community di venture capitalists della Silicon Valley. The race is open!

Ok, volevo fare un po’ di pubblicità a delle persone che sto incontrando in questi giorni, che hanno un progetto che mi sembra degno di nota: Mind the Bridge.

Senza fini di lucro, ma con il sogno (realizzabile, cavolo!) di aiutare l’Italia a competere sul serio sugli scenari mondiali, Mind the Bridge si propone di far emergere, conoscere e selezionare le idee imprenditoriali migliori, attraverso un processo che avrà il suo culmine nel “Silicon Valley Road Show” di una settimana, mirato appunto a mettere in condizione gli imprenditori interessati di cercare i contatti  che meritano, grazie a un’attività organizzata di incontri e networking direttamente in territorio californiano.

Mind the Bridge ha aperto da poco la terza edizione dell’iniziativa (qui alcuni contenuti sulle edizioni 2007 e 2008), che concluderà le prime selezioni il 25 agosto.

E se volete leggere una bella cartolina dalla Silicon Valley, la trovate qui.

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L’ho sempre avuta in mente questa cosa.

Poi a casa di mia madre riprendo in mano Fuga senza fine di Joseph Roth e capisco dove l’ho letta la prima volta.

Joseph Roth. Godo dalla prima parola parola all’ultima tutte le volte.

Per convincermi che anche l’altro Roth valeva la pena (parlo di Philip), ho dovuto leggere Pastorale Americana (che ha anche vinto un Pulitzer per la letteratura).

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Andrea Martines ha risposto alla mia LinkedIn query “quali sono i tre più bei libri di web writing che conoscete” segnalandomi questo brano da “Le città invisibili“.

Dice che lui spiega sempre la scrittura sul web con questo brano.

Adesso, dopo avergli chiesto il permesso di usare questa sua bella intuizione, lo faccio anch’io.

Anzi, ne ho fatto l’ultima slide del corso di web writing.

“A Smeraldina, città acquatica, un reticolo di canali e un reticolo di strade si sovrappongono e s’intersecano.

Per andare da un posto a un altro hai sempre la scelta tra il percorso terrestre e quello in barca: e poiché la linea più breve tra due punti a Smeraldina non è una retta ma uno zigzag che si ramifica in tortuose varianti, le vie che s’aprono a ogni passante non sono soltanto due ma molte, e ancora aumentano per chi alterna traghetti in barca e trasbordi all’asciutto.

Così la noia a percorrere ogni giorno le stesse strade è risparmiata agli abitanti di Smeraldina.

E non è tutto: la rete dei passaggi non è disposta su un solo strato, ma segue un saliscendi di scalette, ballatoi, ponti a schiena d’asino, vie pensili.

Combinando segmenti dei diversi tragitti sopraelevati o in superficie, ogni abitante si dà ogni giorno lo svago d’un nuovo itinerario per andare negli stessi luoghi […]

Una mappa di Smeraldina dovrebbe comprendere, segnati in inchiostri di diverso colore, tutti questi tracciati, solidi e liquidi, palesi e nascosti.”

Calvino, lo ricordo, è scomparso nel 1985, 6 anni prima della nascita del web.

Ma sospetto che l’avesse già capito.

Leggete qua, sostituendo la parola “città” con la parola “sito” (sempre dalle città invisibili):

D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

Oppure i famosissimi “6 Memos for the next millennium – Lezioni Americane“, e ditemi se non c’è una incredibile corrispondenza con la rete:

1. Leggerezza
2. Rapidità
3. Esattezza
4. Visibilità
5. Molteplicità
6. Coerenza (solo progettata)

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E’ stato un momento di grande soddisfazione. Se mi parla anche, è davvero un bel successo.

(Scusate se sono misterioso, è scaramanzia. In realtà non vedo l’ora di raccontarvi tutto…).

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Il metodo che suggerivo un anno fa sembra essere stato bizzarramente confermato dalla cronaca. E’ proprio vero che la realtà supera la fantasia!

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Sarà che gli inviti di Facebook e le fan page aziendali sono sempre di più, sarà che le aziende nella conversazione crescono ogni giorno, ho a volte la sensazione che quel senso di qualità un po’ speciale che mi pareva di sentire nelle iniziative di ascolto/conversazione si stia perdendo.

Io al marketing sono affezionato, il mio lavoro ne fa parte, e quando sento un gruppo di studenti scoppiare in un applauso spontaneo alle parole “Il marketing è la fogna della società” (successo l’altra sera all’ottima conferenza di Massimo Vignelli) penso che nonostante tutto non abbia molte speranze.

Magari deve evolversi, come dice Fabris. Motivo in più per stare attento alla qualità della conversazione.

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Poche cose hanno inciso nella mia vita come l’anno che ho trascorso negli Usa da ragazzo, all’età di 17 anni.

Si è trattato, per me, di un’opzione assolutamente imprevedibile e – non fosse stato per la borsa di studio Intercultura – al di fuori delle possibilità della mia famiglia.

Invece, grazie a questa associazione e al suo eccellente lavoro, mi sono trovato a trascorrere un intero anno scolastico a pochi km da Manhattan, vivendo una vita da teen-ager americano al 100%, all’interno di una famiglia che, nei fatti e nell’affetto, è diventata una seconda casa (in questi anni ho reincontrato entrambi i miei genitori americani, ormai vecchi, e vi garantisco che il legame profondo maturato nel 1979 non è cambiato per nulla, anzi).

So perfettamente che quel periodo ha fatto di me una persona migliore. Mi ricordo sempre che qualcuno mi disse:

Se tutti facessero l’esperienza di conoscere così da vicino un’altra cultura, vivendola così intensamente attraverso le persone e gli affetti, l’idea stessa di guerra diverrebbe priva di senso.

Il mio 5 per mille (codice 80406510588) è un modesto ringraziamento per questa importante esperienza.

E per chi ama i social network, Intercultura ha aperto da un po’ un gruppo su LinkedIn.

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