— oh my marketing!

Archive
business sostenibile

.
La milanese trapiantata a San Francisco Elisabetta Ghisini ha scritto, insieme ad Angelika Blendstrup, “Communicating the American Way: A Guide to Business Communications in the U.S.” con un focus molto preciso: spiegare agli imprenditori che arrivano negli Usa (ma forse dovrei dire in Silicon Valley) come comportarsi per:

1. Farsi accettare dalla business community
2. Soffrire (professionalmente e umanamente) il meno possibile lo shock culturale
3. Spianarsi la strada della carriera negli Usa

Secondo me il libro avrebbe potuto intitolarsi “Communicating the business way”, perché mi è parso un intelligente e approfondito trattatello su come comunicare in un business environment.

Spero che Elisabetta non prenda male quello che è secondo me un bel complimento, so bene che sto, in un certo senso, passando sopra l’attenta e raffinata prospettiva linguistico-culturale che permea ogni pagina del libro.

Ma l’operazione che ne è risultata, a mio parere, è di livello superiore.

Non conosco i pattern comportamentali nelle economie emergenti asiatiche, ma in Europa certamente il pragmatismo, la considerazione del tempo altrui, la coscienza dei rispettivi ruoli e il loro rispetto (almeno formale!), uniti a una certa informalità volta alla sostanza delle cose, ormai sono lo  standard. E se non fosse per gli americani, che hanno imposto un certo stile con la forza culturale che li contraddistingue, chissà, forse metteremmo ancora le maiuscole reverenziali nelle email.

Ecco perché mi sento di consigliare la lettura di questo libro, tout-court, non solo a chi si reca negli Usa con un’idea imprenditoriale in testa, ma a chiunque voglia comportarsi nel modo giusto all’interno di una business community.

Il libro in una frase, come di consueto:

Se non volete tempo in stupidi errori di comportamento, investite due ore nella lettura di questo libro!

.

Read More

Anche se non ne parlo più tanto, non per questo ho smesso di pensare a un modo di usufurire del bene automobile secondo un modello un pochino più innovativo di quello dell’acquisto.

Registro l’accordo di qualche tempo fa tra Car Sharing Italia e Guidami (di ATM) come una buona notizia, anche se il car sharing, dopo averlo testato per un anno, mi continua a sembrare un’opzione per signore che vanno all’Ikea o per single che vanno al cinema, non una valida alternativa all’auto di proprietà per chi ha famiglia, fa viaggi di lavoro, ha esigenze un pochino più forti, insomma.

Apprendo con piacere che Peugeot ha lanciato l’auto a punti (Mu), concetto a mio avviso interessantissimo, tutto da esplorare (anche in ambito coworking, perché no).

Mi iscrivo al Bike Sharing, e rimando ogni decisione.

Mi tengo la mia auto altri tre anni, perché l’offerta di noleggio a lungo termine più vantaggiosa che ho trovato è ancora lontana da ciò che intendo investire (150 euro/mese).

Scommettiamo che in questi tre anni ci arriviamo?

Sono solo curioso di vedere con chi (sarebbe buffo che non fosse una casa automobilistica né un rent-a-car, no?)

Read More

Facebook a pagamento, Twitter a pagamento, YouTube a pagamento… non credo succederà mai.

Invece, per chi gestisce una community Ning, sta accadendo ora.

Scade venerdì 20 agosto il termine per aderire a uno dei piani premium di questa ottima piattaforma, se non vuoi vedere scomparire la tua community.

Una scelta che ti mette davanti ad alcuni interessanti interrogativi.

  1. Quanto “vale” la tua community, ovvero: quanto sei disposto a spendere per mantenerla attiva?
  2. Come cambia il tuo atteggiamento verso la piattaforma, dal momento che ora metti mano al portafogli?
  3. Quale può essere il ritorno di questo piccolo investimento? E soprattutto: qual è l’unità di misura giusta per questo calcolo?

Mentre NomadWork – la community a tema coworking che gestisco dal 1° aprile 2009 – dà il benvenuto al membro n. 199 (Sarah da Brisbane, Australia), provo a formulare le mie rispostine.

  1. Domanda molto difficile, a cui non si può che rispondere in modo arbitrario. Intendo dire: la risposta dipende da fattori che vanno oltre una community di 200 persone, evidentemente ancora troppo piccola e sperimentale (o magari sufficientemente grande, ma non ancora integrata come potrebbe). Il valore della community in sé è altissimo se preso nel suo potenziale (è una delle più importanti su questo tema, e credo l’unica in Italia), ma limitato se valutato al suo livello di attività attuale. Quindi: i 19,95 $ al mese rappresentano un investimento da valorizzare… (vedi risposta n. 2).
  2. Cambia, non lo posso negare. Gli strumenti online sono tali e tanti che è sempre difficile organizzare una valida presenza web. L’aut-aut di Ning ha attratto la mia attenzione, premessa fondamentale per un maggior investimento di attenzione ed energia.
  3. Il ROI, il benedetto ROI. Qui devo fare una premessa: NomadWork fa riferimento a Cowo, un’attività che non mette il profitto al primo posto, bensì le relazioni. Detto questo, l’attenzione al lato economico è sempre presente, e anche questa voce di costo deve sottostare alla legge Cowo n. 1: la sostenibilità. Sostenibilità per chi affitta una scrivania, sostenibilità per noi che gestiamo il progetto. L’unità di misura per il calcolo di questo ROI? Non v’è dubbio: il valore delle relazioni che si creano (e ognuno dei membri sa qual è).

Concludo con qualche dato su NomadWork, aggiornato alla fatidica data del passaggio a premium: 199 membri da 18 paesi del mondo, 23 video, 310 foto.

E un bel paio di elenchi in home page, dedicati a chi lavora in coworking e a chi, invece, vorrebbe farlo ma è in attesa che apra uno spazio vicino.

(A proposito, non si può leggere Oh my marketing senza essere su NomadWork – vi aspetto qui tutti! Per gli utenti rimane gratis, naturalmente).

Read More

Continua la serie di videopillole per chi sceglie la strada del web per promuovere il proprio libro, come cerco di fare io con “Un etto di marketing (E’ un etto e mezzo, lascio?)“.
In collaborazione con Alpha Test Editore.

Videopillola 5: Facebook (1′ 54″).

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=tbcoslOXwSE]

Videopillola 6: Video (2′ 29″).

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=RzsatcGFEVU]

Videopillola 7: Google Alerts (2′ 06″).

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=ZUDnZJgJGnA]

Read More

Secondo me: a far incontrare le persone.

Ed è così che mi muovo in rete, e – quando posso – fuori.

Purtroppo gli eventi a cui parteciperei volentieri sono sempre molti di più di quelli che la mia agenda mi permette…

Comunque sia, ecco dove mi piacerebbe replicare prossimamente quel fatto simpatico e un po’miracoloso del web che diventa occhi e mani e gente e caffè e (perché no) biglietti da visita:

  • domani 27 maggio a Milano: il Read and Drink, appuntamento cui sono affezionato perché la libreria che lo ospita è anche il posto dove ho festeggiato Un etto di marketing alla sua uscita, e poi Read and Drink è un’attività che porta avanti la mia agenzia, oltre che un piccolo “Facebook club“;
  • il 9-10 giugno a Milano: la terza edizione di Enterprise 2.0, dove si parla di web e aziende con speaker di livello internazionale (possibilità di partecipazione sia gratuita che a pagamento);
  • il 3 luglio a Venezia: il Veneziacamp 2010 promosso dal Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia, che fa parte del network Cowo (anche se il programma così esteso mi spaventa un po’).

See u there?

Read More

Grazie all’incarico professionale di cui ho parlato già qui e in vista dei prossimi social innovation camp a Milano il 6/5 e a Roma l’11/5, mi sto confrontando con una domanda molto particolare:

Cos’è l’innovazione sociale? Si mangia?

Dopo tante riunioni e parecchi ragionamenti, ho pensato di fornire qui, sul mio blog, una mia personale risposta.

Innovazione sociale è quello che vorresti trovare nella società domattina. Sul posto di lavoro, tra gli abitanti del tuo quartiere, dentro la tua agenda. Una cosa migliore, anche piccola.

In questo senso, credo possiamo essere tutti innovatori sociali, per quanto dipende da noi.

Altro discorso sono i luoghi e le iniziative che ne fanno l’oggetto di un’attività strutturata, come The Hub o [disclaimer on] ideaTRE60, realtà che possono favorire il cambiamento in modo esponenziale.

La sensazione è che spesso si pensa a cosa la società dovrebbe fare per noi, e si tende a scordare che anche noi possiamo fare qualcosa (l’ha detto John Kennedy, ricordate?).

Nel mio piccolo, penso che far bene il proprio mestiere sia cosa portatrice sana di valore, ma chissà.

Read More

Domani alle 10.00 aprirò i lavori del Coworking Camp con una diapositiva che dice così.

Penso sia il giusto approccio per un momento di riflessione su questo progetto, così interessante, così ricco di potenzialità.

E’ stato abbastanza faticoso organizzare il Coworking Camp, ma sono convinto che – ancora una volta – la rete delle persone interessate a Cowo saranno la miglior fonte di ispirazione. E’ così da quando il progetto è nato, nel gennaio 2009.

A domani quindi (e per chi non ci potrà essere, diretta video sul web a questo indirizzo: http://theatre.interlogica.it)!
.

Read More

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=BtnTeSwn37w]

Read More

Il copywriter che è in me ha cercato di divertirsi un pochino parlando di marketing dell’ascolto.

Ancora grazie ai pochi-ma-buoni che hanno partecipato alla discussione di ieri sera al Malacarne di Verona, rendendo speciale la serata con la loro energia e voglia di confrontarsi.

[slideshare id=3488595&doc=verona19marzo-key-100320153912-phpapp02]

Read More

Certe volte i pianeti si allineano e fanno succedere cose incredibili.

La cosa incredibile si chiama Coworking gratuito per tutti durante la settimana del Design, dal 14 al 19 aprile (qui il sito con tutte le info) e i pianeti sono Lago, Mac 567 e Cowo.

E per non farci mancare nulla, sabato 17 aprile si fa il Coworking Camp.

(Nota: il palazzo qui sotto, in Via Imbonati 18 – MM Maciachini, non sarà tutto adibito a coworking, 400 mq però sì…).

Uno spazio di coworking gratuito a Milano, dal 14 al 19 aprile 2010.

Read More