— oh my marketing!

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comunicare con la pubblicità

Difficile leggere un trattato culturalmente più completo su un tema – se vogliamo – di settore come il marketing.

Ma forse è proprio questa la chiave di Societing: il marketing non è più una questione privata tra chi produce e chi acquista, ma – se riuscirà a rifondarsi, come auspicato da Fabris – coinvolgerà l’intera società, in uno scambio dove le merci fisiche sono soprattutto pretesti per comunicare. E la comunicazione, si sa, è ovunque.

L’impianto del libro è piuttosto vasto, e non nascondo che mi ha messo un po’ alla prova (parentesi di falsa modestia), ma credo di aver colto una completezza non indifferente, in particolare nell’inquadramento sociologico della società italiana, nell’affascinante analisi del postmoderno, nelle prospettive etiche della vera responsabilità sociale dell’impresa.

In particolare sull’Italia, mi ha colpito come ricorrano spesso, nel volume, i condizionamenti tipici delle due egemonie culturali nostrane: quella cattolica e quella comunista.

Due “chiese” che hanno sempre condiviso una visione radicalizzante e demonizzante verso consumi e mercato.

Peculiarità che non credo condividiamo con altri popoli, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, nelle cronache di tutti i giorni.

Peppone e Don Camillo, insomma, sembrerebbe essere la modernità italiana, sulla quale il postmoderno tenta un difficile (e ci credo!) innesto.

Comunque, le nuove dinamiche, spinte e ispirate dalle tecnologie – ma anche da nuovi, inattesi e umanissimi modi di condividere socialità – non sembrano attardarsi troppo su retaggi socioculturali di un secolo fa, e… peggio per chi non se ne accorge.

Il blog dell’autore non fa mistero di posizioni nette e visioni lucide, e fornisce insight interessanti al pari del libro, anche se con diversa profondità.

Societing – Il marketing nella società postmoderna mi ha fatto sentire come sui banchi dell’università (sui quali, peraltro, non mi sono mai seduto), a lezione da un professore curioso, ricco, stimolante, pragmatico, visionario e colto.

Il libro in una frase:

L’impresa sta ricevendo dalla società i segnali utili alla riformulazione completa del suo approccio al consumatore: 1. riconoscergli uno status di parità – 2. iniziare ad ascoltarlo – 3. scoprire come interessarlo e motivarlo a partecipare alla vita dell’impresa. Se non saprà ascoltare queste indicazioni, si ritroverà ben presto con il suo marketing in mano, inutile e inutilizzabile come un cerino bruciato.

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Oggi ho fatto un post per presentare le novità del sito Monkey. Sono momenti in cui ti fermi un attimo a pensare, non fosse altro che per parlarne in modo decente (che è il vero senso di avere un blog dice Seth Godin, ma è un altro film).

In questo anno e mezzo è successo di tutto (e continua)… ma io sono nato e cresciuto con la pubblicità.

Sono un copywriter. Il mutuo lo pago scrivendo. E a scrivere mi hanno insegnato Fulvio Nardi (l’unico pubblicitario meno noto delle sue campagne, cito alla rinfusa: oui je suis catherine deneuve, fatto-già fatto? silenzio parla agnesi), Emanuele Pirella, Michele Goettsche. Anni 1986-1996.

Scrivere bene (possiamo anche sostituire la parola scrivere con la parola comunicare) è un mestiere duro, una tirannia. Niente ti piace mai, sei già in esecutivo e ti accorgi che forse c’è un titolo migliore. Allora bestemmi, imprechi, ma intanto chiami il cliente per dirglielo, e intanto la scadenza per la consegna del file passa. Poi ci sono gli auguri di Natale, i clienti vogliono anche quello, e li vogliono orginali. E tu ridi, ironizzi, ci scherzi. E intanto ti caghi sotto, perché sai benissimo che in quel momento sei giudicato per quello che ti inventi, punto, e se quello che ti devi inventare è un modo nuovo di dire Buon Natale e Felice Anno Nuovo, quello sei. Anche se hai un leone d’oro che ti guarda dalla libreria (e non è il mio caso). E non vai a casa volentieri se non l’hai trovato. E non dormi bene. Questo mi hanno insegnato, questo faccio. Questo vendo.

Scrivere. La sensibilità al comunicare si acquista pian piano. Scrivere di tutto. Scrivere sempre, anche quando non scrivi. Un post su un blog come uno spot internazionale. Una presentazione, una mail delicata, una campagna radio una convention un cartoon. Come il primo giorno, con ancora più paura di non farcela, e con la infida e crescente sicurezza del mestiere, la peggior minaccia di ogni autore decente.

Monkey Business, that is.

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[slideshare id=726293&doc=carrarotelemobilityforum-1225972812228461-8&w=425]

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Il libro di un grandissimo, uno dei maestri della pubblicità italiana e non solo, Pasquale Barbella. Non ho mai lavorato per lui, ma ho avuto occasione di leggerlo, ascoltarlo e, qualche volta, di parlargli. Mi è sempre sembrato un uomo in grado di coniugare il successo e lo stile (oltre che di scrivere come un dio).

Avere dei maestri è una cosa bellissima, purtroppo poi si diventa grandi…

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tmf

Da Telemobility Forum mi hanno chiesto di parlare sulla creatività nella comunicazione basata sul contesto geografico (location-based, come la chiamano).

Oggi ho finito la presentazione, e l’ho consegnata alla segreteria dell’evento.

Vorrei ringraziare quanti mi hanno aiutato a reperire buoni esempi, che mi sono stati utilissimi sia per la presentazione sia nella riflessione che ho cercato di fare.

Non amo particolarmente la parola creatività, ma questa volta era il tema centrale della questione. Spero di aver trattato il tema in modo decente. Lo vedremo il 6!

Se qualcuno è interessato, l’intervento è in programma qui Milano giovedì 6 alle 15:20, qui il form per l’iscrizione gratuita.

In ogni caso, dopo la metterò su Slideshare.

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Sto cercando (begli) esempi di “location based advertising“.

Come questo qui sotto (vabbè anche più evoluti).

Mi scrivete a max[at]monkeybusinessmilano.it? Grazie!!

[Fonte: ebook monkey “Come divertirsi in ufficio fingendo di lavorare al powerpoint per la forza vendita” (liberamente disponibile qui)].

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Continua a divertirmi vedere Bill Gates e Jerry Seinfeld cercare di connettersi con la gente normale (e scoprire che nessuno lo è) in questa campagna pubblicitaria per Microsoft. La mia battuta preferita dello spot, detta da Seinfeld:

I got so many cars I got stuck in my own traffic.

Qui il precedente spot.

[youtube=http://it.youtube.com/watch?v=gBWPf1BWtkw&eurl=http://www.lgblog.it/tag/bill-gates/]

Fonte: LG blog.

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Pe me Giampaolo Fabris è un business hero dei rampanti anni 80.

Non lo amavo per nulla, esasperati come eravamo dalla moda delle ricerche, di cui lui era una delle figure di riferimento (hai presente il focus group contro la forza della creatività? Ecco).

Però questo suo libro mi attira, anche perché – al di là di tutto – mi fa sempre piacere trovare riferimenti italiani nei testi di marketing, campo dominato dagli anglosassoni.

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Sono nato povero ma moderno.

(Armando Testa)

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(Lo si capiva anche qui).

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=afR5J7eskno]

Via Twitter/David Armano.

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