— oh my marketing!

Ho la fortuna, con Monkey, di essere coinvolto nel progetto di rilancio della manifattura italiana Design-Apart, che presto disvelerà le sue meraviglie alla città di New York (angolo 25th and 6th)

Questo video è un esempio splendido di storytelling artigiano, come e meglio dei video Made by Hand che ammiriamo tutti: bravi ozeta!

[vimeo 75858292]

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Vedersi in faccia.

Parlare di persona.

Il web è bello e importante, ma incontrarsi è un’altra cosa. Incontrarsi per parlare di un tema che piace, poi, è un privilegio bellissimo, e sono sempre grato a chi mi dà l’occasione di farlo.

Il tema è il coworking e la rete Cowo, mentre gli appuntamenti dove spero di incontrarvi sono:

FORLI’ – 26/9 h 11.00

– domani, giovedì 26 settembre 2013 alle 11.00, conferenza stampa allargata indetta da Forlì Self Storage – recenti affiliati Cowo – presso Coworking Cowo Forlì/Zona Industriale, via Carlo Zotti 20; partecipazione libera, segue aperitivo

Conferenza stampa Coworking Cowo Forlì

FIRENZE – 3/10 h 15.30 – 20.30

– giovedì 3 ottobre dalle 15.30 alle 20.30, Open Day Multiverso con presentazione ricerca “Le nuove tendenze del lavoro” allo spazio coworking Multiverso in via Campo d’Arrigo 42r; l’intervento di Cowo è previsto verso le 17.30, segue buffet

Cowork Multiverso Open Day Firenze Cowo

VARESE – 14/11 h 16.30

– giovedì 14 novembre alle 16.30, nell’ambito del festival di giornalismo GlocalNews, chiacchierata su “Co-working: dal bar allo spazio condiviso” in cui Giampaolo Colletti incontra Ivana Pais (Nuvola del lavoro), Marco Pichetto (sindaco di Veglio ideatore di Veglio Coworking Project), Romano Benini (workcoffee-workmag) e il sottoscritto

Massimo Carraro a GlocalNews Varese parla di Coworking

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Libro Assange Internet è il Nemico OhMyMarketing

Julian Assange dice che nelle vene degli stati scorre forza coercitiva.

E che Internet, da utopia per un mondo migliore, si è trasformata nel nemico.

Il libro si presenta sotto forma di una chiaccherata con tre attivisti della rete accomunati ad Assange sia per WikiLeaks, sia per un comune sentire sui temi della libertà di informazione: Jacob Appelbaum, Andy Müller-Maguhn e Jérémie Zimmermann.

Appuntamento tra qualche giorno per la solita mini recensione!

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Sono passati 4 anni dal primo BarCamp sul coworking, organizzato da Cowo il 17 aprile 2010.

Non eravamo tanto sicuri di noi, quindi lanciammo il tema “Di Cosa Parliamo Quando Parliamo di Coworking”.

Io portai le slides qui sotto.

Tutte le altre presentazioni di quella bellissima giornata le trovate qui, mentre  qui c’è la pagina di BarCamp.org con i relatori e il programma.

La partecipazione, nonostante fosse la prima volta, fu buona: vennero da tutto il nord Italia, e si presentarono anche The Hub Milano e La Pillola400 di Bologna.

Ci fu perfino uno sponsor: Lago.

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2011

L’anno dopo, 2011, ci sembrava di essere già avanti, al punto da chiederci “A Che Punto è il Coworking”.

Qui sotto la mia presentazione, qui tutte le presentazioni del CowoCamp 2011, invece qui la pagina su BarCamp.org.

Fu il primo CowoCamp nella nostra sede di Via Ventura, a Milano: riempimmo il Cowo, per l’occasione riadattato a spazio eventi, e Bonduelle ci offrì le insalate per il pranzo 🙂

[slideshare id=7653718&doc=cowocamp-110417032246-phpapp02]

2012

Arrivati al 2012, avevamo voglia di capire gli aspetti economici, quindi ci focalizzammo su “Il Coworking Visto dal Portafogli”.

Nelle mie slides di apertura, che ripubblico qui, compare per la prima volta il “giro d’affari” creato da Cowo con la sua rete:  quasi 400mila euro!

Oggi – grazie alla crescita ulteriore del network – sono diventati oltre 500.000. It’s the Cowo Economy, baby 😉

Alcune presentazioni del CowoCamp 2012 sono pubblicate a questo link, mentre qui c’è la pagina relativa su BarCamp.org.

Degna di nota la comparsa di un’istituzione a un nostro Camp: Il Comune di Milano venne a raccontare cos’aveva in mente.

Stuporone!

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2013

Ed arriviamo al CowoCamp di pochi giorni fa.

Il ricordo di quell’auditorium stipato (90 persone sedute + gente in piedi) e delle 22 presentazioni una dopo l’altra è ancora vivido.

Come tema, ci siamo chiesti: “Ma il Coworking Crea Valore?”

Mi piace pensare che il valore di Cowo lo andiamo costruendo anno dopo anno, tutti insieme.

Siamo o non siamo una rete?

Le presentazioni del CowoCamp 2013 sono qui, la pagina BarCamp è qui.

[slideshare id=23775857&doc=carraro-130702040710-phpapp02]

SlideShare

Infine, se non ne avete ancora abbastanza, sul canale SlideShare di Cowo trovate 54 presentazioni sul coworking, in italiano e altre lingue 🙂

Enjoy!

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Barcamp Yangon 2012

Ma i BarCamp si usano ancora?

mi scoprivo a chiedermi e a chiedere, qualche settimana fa.

Io non ne ho mai frequentati molti, ma qualcuno sì.

Una piccola serie l’ho anche organizzata: i CowoCamp, barcamp sul coworking 2010, 2011, 2012.

Ma ero in dubbio, il concetto BarCamp è nato nel 2005, un’epoca fa (per dire, il dominio Facebook.com era ancora in vendita).

Poi ho ripensato alla bellezza del concetto “Nessuno spettatore, tutti partecipanti”. A quella cosa così semplice e magica della “nonconferenza” (come fai a non pensare al noncompleanno?)

A quelle regole (vedi sotto), alcune così straordinarie, almeno per me, tipo:

Introduzioni di sole tre parole

E allora, anche se disubbideremo alla 6a regola, perché di presentazioni ne abbiamo già parecchie prenotate nonostante l’evento sia stato aperto, due giorni fa… allora è deciso: si fa il quarto CowoCamp nazionale, e sarà un Barcamp.

BarCamp Coworking Milano Giugno 2013 CowoCamp

Don’t forget:

  • 1st Rule: You do talk about BarCamp.
  • 2nd Rule: You do blog about BarCamp.
  • 3rd Rule: If you want to present, you must write your topic and name in a presentation slot.
  • 4th Rule: Only three word intros.
  • 5th Rule: As many presentations at a time as facilities allow for.
  • 6th Rule: No pre-scheduled presentations, no tourists.
  • 7th Rule: Presentations will go on as long as they have to or until they run into another presentation slot.
  • 8th Rule: If this is your first time at BarCamp, you HAVE to present. (Ok, you don’t really HAVE to, but try to find someone to present with, or at least ask questions and be an interactive participant.)

Qui la pagina di CowoCamp 2013 su BarCamp.org.

Qui l’evento Facebook (perché sono siamo più nel 2005… ;-).

[Nella foto in alto: a volte ai Barcamp parlano anche i Nobel, come Aung San Suu Kyi al Barcamp Yangon, Myanmar, 2012] 

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Recensione The Filter Bubble

Mi sono interessato a “The Filter Bubble” dopo aver letto l’articolo di Marco Massarotto uscito nell’agosto scorso su Chefuturo!

Sul libro  – pubblicato in Italia da Il Saggiatore con il titolo “Il Filtro” – è stato scritto molto, e leggendo la recensione di Luca De Biase ho scoperto quelle di Cory Doctorow su Boing Boing, Evgeny Morozov sul New York Times e Jacob Weinsberg su Slate.

Il libro è un’analisi di ciò che il web potrebbe rappresentare ( oforse rappresenta già) per tutti noi: non più occasione di crescita, aperta e condivisa, ma filtro, filtro pernicioso e strumento di differenziazione informativa, quindi – in ultima analisi – di discriminazione.

La tesi è che su Internet sempre più ci viene mostrato solo ciò che attiene ai nostri interessi – cosa che rendiamo nota attraverso ciò che pubblichiamo e i siti che visitiamo – e tutto questo finisce per creare una enorme distorsione nella nostra percezione della realtà.

Questo non solo da parte nostra, ma anche da parte di chi gestisce le informazioni, e le propone/vende ad altri, suggerendo implicitamente conclusioni sul nostro conto non  corrette.

Un esempio? La faccio un po’ sempliciotta, ma non credo di sbagliare di molto:

Secondo Pariser, se su Facebook sono amico di qualcuno che ha avuto problemi a rimborsare un pagamento rateale, un ente finanziario che utilizza banche dati provenienti dalla rete potrebbe ritenermi un cattivo pagatore, e rifiutarmi un credito, sulla base di queste evidenze.

Non male, no?

Eli Pariser ha vissuto tutto il web “bello”, facendo della rete lo strumento del suo attivismo civile, in qualità di fondatore del movimento americano Move On, e da  conoscitore delle dinamiche della rete vi ravvisa oggi (anzi, vi ha ravvisato nel 2011, data in cui è uscito il libro) dei pericoli piuttosto sostanziali.

Per difendersi da questa “bolla”, il sito filterbubble.com suggerisce, in un post del 2012, dieci cose che è possibile fare, mentre qui trovate alcuni suggerimenti di Vincenzo Cosenza.

Non so dire se il libro racconta uno scenario potenziale o descrive qualcosa di già reale; devo dire che, sommando la paurosa quantità di informazioni che immettiamo in rete tutti i giorni all’appetibilità di questi dati sul mercato, riesce difficile credere che il web si mantenga quell’ambiente aperto e libero come molti di noi amano credere.

Pariser racconta molto bene le sue tesi, e davvero questo libro fa riflettere, tanto più si è presenti in rete.

Tra le molte cose che mi sono piaciute, la carrellata sull’etica hacker – vera e propria matrice culturale di un preciso modo di pensare la Rete – e i tentativi di approfondire la conoscenza di quanto davvero Google potrebbe “farci male”, se volesse (fa impressione il passaggio dove Pariser fa capire, in modo nemmeno troppo velato, che forse certi aspetti sfuggono al controllo anche all’interno della stessa big G).
Da qui nasce spontanea la domanda: come essere sicuri di essere al sicuro?

Di seguito trovate anche il video della  presentazione al TED, mentre questo è il libro in una frase, come faccio sempre:

Se su Internet stai usando un servizio che non costa nulla, significa che il prodotto in vendita sei tu.

Come dicevano nel film omonimo, good night and good luck.

[ted id=1091 lang=en]

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Dopo aver letto questo articolo, ho subito ordinato The Filter Bubble di Eli Parisier.

E se volete un’anticipazione, guardate questo video del suo autore.

9 minuti che possono cambiare il vostro rapporto con il web, l’informazione, le relazioni. Praticamente con la vita.

[ted id=1091 lang=it]

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Mentre presento il Programma CowoPass – un sistema che permette ai coworker di passare da un Cowo all’altro in modo semplice, economico, organizzato, in tutta Italia – mi rendo conto che questo sito è il mio primo e-commerce.

Cowo è per me un enorme, continuo, esperimento che mi fa imparare un sacco di cose.

Parte delle cose che so sulla rete e sui social media, le ho imparate cercando di far conoscere Cowo.

Il libro che ho scritto è basato in buona parte sull’esperienza di comunicazione di Cowo. Idem per gli e-book della serie “Marketing Horror”.

Le persone che mi hanno aiutato con l’ecommerce, e più in generale il team che lavora con me, l’ho conosciuto grazie a Cowo.

Se tutto questo vale qualcosa, allora sappiamo che la creazione del valore può passare dal coworking.

(Ah, dimenticavo, ho anche imparato come in genere all’inizio le cose non funzionino proprio benissimo… proprio come, erano i primi tempi di Cowo Milano/Lambrate, il WiFi smise di funzionare, anche CowoPass pare avere qualche bizza… keep calm, and carry on 🙂

[slideshare id=16860338&doc=cowopass-130301080625-phpapp01]

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Beppe Severgnini

Bellissimo incontro, stamattina a Cesano Maderno, con Beppe Severgnini che presentava il suo libro “Italiani di domani” (primo nelle classifiche di vendita, davanti anche al libro del Papa “nonostante il sostegno di 2.000 anni di marketing”).

Molti i temi trattati, dalla meritocrazia al sindacato, dalle riforme necessarie per rilanciare il turismo come l’Italia meriterebbe ai consigli di lettura per chi ha a cuore il futuro dei nostri giovani (e quindi del nostro paese).

Ma, in tutto questo, il direttore del Corriere della Sera a un certo punto ha detto:

…la cosa più importante di queste che vi sto dicendo è:

“Mai due ‘che’ nella stessa frase”.

Secondo me è come dire che il linguaggio è la struttura base: tutto il resto viene dopo.

Grazie Beppe, e grazie anche a chi a dato a te questo consiglio 😉

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Sono tanti i motivi per cui penso che dovremmo tutti andare a mettere un chiodo nel nuovo #divanoXmanagua di Berto Salotti – cliente della mia agenzia, lo dico subito.

Mi pare quasi un dovere, partecipare a questo progetto di “costruzione condivisa” di un prodotto, con finalità formative verso i nostri giovani, e solidali verso i giovani di una parte sfortunata del mondo… ed ecco perché.

– Perché la co-creazione è uno dei punti fermi del marketing come si fa oggi, e dei nuovi scenari di consumo (son passati sei anni da quando l’ho letto la prima volta su Marketing Reloaded)

– Perché è un modo di valorizzare il lavoro artigiano italiano, in modi lontani dalla retorica (fare, non parlare) e dagli stanchi modelli del Made in Italy

– Perché punta sul futuro: il team di lavoro sarà costituito da tutti coloro che vorranno partecipare, ma avrà una componente fissa di studenti futuri artigiani + maestri con 40 anni di esperienza

– Perché ha un’anima solidale, prevede infatti di vendere il divano all’asta e devolverne il ricavato – tramite Terre des Hommes Italia – a una scuola per falegnami in un luogo dove i giovani non lottano solo per il lavoro, ma anche per la legalità, i diritti di base e spesso la vita stessa: il Mercado Mayoreo di Managua (Nicaragua)

– Perché aiuta l’economia di un territorio che ha data tanta ricchezza e lustro all’Italia, quindi a tutti noi: la Brianza

– Perché tutto questo viene da un’azienda, ed è straordinario, a mio parere, che ci siano imprenditori capaci di innovare – insieme al proprio business – pezzi di società che in un mondo ideale dovrebbero essere di area pubblica, per quanto incidono su economia, formazione, attenzione al territorio

Questo per dire che il 31 gennaio a Meda – e in tutte le successive date – la mia presenza non sarà solo professionale. E’ la fortuna di avere un lavoro che piace, e dei clienti che lo sanno valorizzare 🙂

Ora vi lascio con le parole di Paolo Ferrara, di Terre des Hommes, che vi descrive l’operazione.

[youtube zzr-YRihVt8]

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