— oh my marketing!

Conta di più il portfolio o la persona? Conta di più il blog.

Mi capita abbastanza spesso che mi scrivano dei giovani. A volte ci incontriamo e facciamo due chiacchiere. Mi ritrovo a pensare di quando i colloqui li cercavo io. Nel cercare di capire cosa portava al successo del colloquio, avevo teorizzato il seguente rapporto tra fattore portfolio e fattore umano: 50/50.

Non era banale come sembra, negli anni 80 sembrava contare solo il portfolio (adesso non mi sembra), c’era molta più tensione su dove avevi lavorato, se avevi preso dei premi ecc. Io avevo un portfolio decente, le agenzie nel mio cv erano molto buone, ma non mi sentivo mai all’altezza (infatti dicevo cose tipo “sono più bravo del mio portfolio”), forse per questo pensavo anche all’altro fattore, quello umano.

Adesso che sto dall’altra parte della scrivania (posto ancora meno simpatico, credetemi), tengo un occhio sul book e uno sulla persona.

Ci ho messo non so quanti anni a scovare un’intervista di Bill Bernbach dove parlava di come assumevano i creativi in DDB, negli anni d’oro: avevano un doppio criterio, il candidato doveva essere eccezionalmente bravo e anche simpatico.

Ma ritorniamo nel 2008.

Adesso com’è? Portfolio o persona? Adesso è blog. La perfetta sintesi dei due elementi. Dovessi assumere qualcuno darei senz’altro la preferenza a qualcuno che blogga, lo leggerei silenziosamente ogni giorno per un po’, poi andrei a rileggere tutti i post, lo/la conoscerei molto bene ancora prima di incontrarlo la prima volta. Ne conoscerei anche il portfolio, naturalemente, perché sarebbe pubblicato sul blog con Slideshare o su Flickr (lo facciamo noi con l’agenzia, non può farlo un creativo?).

Oltretutto dimostrerebbe un fatto laterale importante: che conosce i linguaggi comunicativi di questi anni, le dinamiche della rete.

Per questo il primo consiglio che dò sempre è: apri un blog. (A volte aggiungo anche le parole di MacLeod: 60 milioni di blog, 60 milioni di business models – punto 29 della lista). Ma l’ho messo nei consigli inutili?

E comunque, mi chiedo se il consiglio vero da dare non sia di provare a immaginare una carriera dove la pubblicità sia un’altra cosa. Magari fare il copy non vuol dire sempre e solo advertising. Magari c’è un altro lì dentro di te, che sa fare quella cosa in 500 modi più interessanti, attuali, promettenti, come fanno a Hong Kong o a Vienna o nel sottoscala del tuo condominio. Cercate, ragazzi, cercate. Il talento non è solo un headline giusta, il talento è anche scriversi una sceneggiatura migliore per il proprio film. Ecco, l’ho detto, mi sa che era meglio se stavo zitto e mi limitavo al discorsino sui blog…