Complicare è facile.
Grazie all’utile post di Riccardo Froscianti sul blog Adci, apprendo che Milano ricorda Bruno Munari nel centenario della nascita con una mostra alla Rotonda della Besana, fino al 10 febbraio.
Ma non è questo.
E’ che, pensando e ripensando al rompicapo-multicanalità (tra l’altro ripreso anche da repubblica.it e tg1) mi ritrovo a leggere il testo di Munari qui sotto, e mi pare di… intuire delle cose.
Magari, comunicare nell’era della multicanalità vuol dire semplicemente togliere, invece che aggiungere.
E’ un gioco, provate anche voi. Leggete pensando agli scenari della comunicazione 2.0. E buon week-end.
Complicare è facile,
semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere,
tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni,
personaggi, ambienti pieni di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere bisogna sapere che cosa togliere,
come fa lo scultore quando a colpi di scalpello
toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’è in più.
Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno
una scultura bellissima, come si fa a sapere
dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?
Togliere invece che aggiungere
vuol dire riconoscere l’essenza delle cose
e comunicarle nella loro essenzialità.
Questo processo porta fuori dal tempo e dalle mode….
La semplificazione è il segno dell’intelligenza.
Un antico detto cinese dice:
“quello che non si può dire in poche parole
non si può dirlo neanche in molte”.