— oh my marketing!

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Vita Sostenibile

Una conversazione tra continenti, sul blog Cowo.

Un gruppo di Italiani, per una volta forse non più indietro dei nordeuropei o degli americani o degli asiatici.

Un workshop dove il sottoscritto racconterà cosa succede dentro quel marchio rosso.

Un gruppo di gente da tutto il mondo che non si è mai vista e condivide visceralmente uno stile di lavoro che è anche di vita.

Una voglia di costruire pazzesca, fortissima, la cui energia a volte mi spiazza.

Ma anche qualcosa di vicino, di umile, di caldo. Come un caffè offerto con silenziosa solidarietà, appunto, tra coworker.

E adesso, a Berlino.

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Era il 1996. Lasciavo il mio ultimo posto fisso con questa frase di Paul Valéry in mente.

Il mio mantra di ogni giorno da allora.

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Massimo Carraro presso Cowo Milano/Lambrate - Monkey Business srl
By Laura Coppola.

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La pubblicità.

Certi convegni.

Alcuni personaggi.

Mi chiedo se è l’effetto di una dieta mediatica prolungata, che dura ormai da alcuni anni (tim ferriss e la sua low information diet docet)… quando non vedi le cose per molto tempo, possono succederti cose così. O magari è il mio solito carattere che si stufa subito.

Di certo è meglio fare (scrivere, leggere, parlare) che guardare (la tv, il convegno, i personaggi).

Quando mi succede così mi viene da alzarmi, aprire il computer e costruire.

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Coworking Cowo Campogalliano/ModenaGrazie ai cowomanager di Cowo Campogalliano/Modena per aver organizzato questo bell’evento, in cui il coworking mette i piedi sull’erba, nel magnifico posto che vedete nella foto.

Io ci sarò! 🙂

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Domani inizia un altro anno scolastico.

A proposito di scuola italiana, leggendo Google Story ho appreso che il papà  (prof di matematica) del co-fondatore di Google Sergey Brin – dopo essere emigrato tra mille stenti dalla Russia agli USA con tutta la famiglia – iscrisse il piccolo Sergey a una scuola americana metodo… Montessori.

Buon lavoro a tutti, ragazzi e professori italiani.

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Che ha scritto Il giocatore e Delitto e Castigo insieme, uno al mattino e uno alla sera.

Oppure a Steve Wozniak, che di giorno lavorava all’HP e di sera creava il primo computer Apple (software e hardware, tutto).

Per dire, se ne possono fare di cose in una giornata.

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Vengo a sapere che il progetto Cowo forse entrerà in un progetto, più ampio, dedicato alle città sostenibili. In effetti, il coworking è riconosciuto come “sostenibile”.

Questo della sostenibilità è un tema che mi trovo ad affrontare sempre più spesso, nei discorsi e nei pensieri.

Cosa vuol dire, alla fine, sostenibilità? Perché Cowo è sostenibile? E cosa non lo è?

Non dico queste cose col cappello dell’uomo di marketing, ma con le scarpe del cittadino consumatore.

Mi viene da usare una espressione giovanile: una cosa è sostenibile se ci sto dentro. Se ci stai dentro, è sostenibile.

Così, non è sostenibile dover pagare 3.000 euro di inps appena apri una società (prima ancora di fare la prima fattura). Oppure iniziare l’acquisto online di un volo low cost, e scoprire solo alla fine che pagare con carta di credito costa varie decine di euro (che magari raddoppiano il prezzo del biglietto pubblicizzato). O ancora, non è sostenibile sfogliare una rivista e trovarsi metà delle pagine di pubblicità. O ricevere due telefonate di telemarketing al giorno. O chiedere la trasferibilità del numero di cellulare e rimanere settimane in attesa. O chiedere un’informazione a un servizio clienti e ricevere risposte diverse a seconda dell’operatore. O andare all’agenzia delle entrate con un appuntamento e trovarsi altre 20 persone con lo stesso appuntamento. O comperare un’automobile che perde il 20% del valore il minuto che l’hai pagata.

Potrei andare avanti. A pensarci, viviamo, in condizioni di forte insostenibilità, e il marketing c’entra parecchio.

Per questo mi piace e mi intriga l’attività del coworking.

Sia l’attività in sé, sia il suo marketing.

Ieri uno studente mi ha fatto notare come la frase “prova a guadagnare qualche euro con il coworking” – presente dal 1° febbraio 2009 nella home page del sito Cowo – possa “far pensare a un business”.

In questa timida osservazione c’era un velato rimprovero, come se “business” fosse il male, e come se il concetto di “sostenibilità” non potesse avvicinarsi a quello di “profitto”.

Pareva dirmi: tu prometti un guadagno, non puoi promettere anche la sostenibilità.

Invece, secondo me, un profitto ci deve essere, perché profitto = risorse, risorse = vita del progetto.
Senza risorse i progetti muoiono, e senza progetti nuovi, ahimé, continueremo a stare nell’insostenibile insostenibilità di cui sopra.

E infatti, con Cowo, il profitto lo cerco, in modo lucido e attento, ma divertendomi a tenerlo al secondo posto, dopo le relazioni.
Ecco cos’è la sostenibilità, per me. E il marketing deve seguire questa logica, basata – indovinate un po’? – sulle persone.

Quindi: cerco di guadagnare di più seguendo una strada diversa dalla massimizzazione del profitto.

Provo ad aumentare il profitto abbassando i prezzi e aumentando i servizi, per esempio.

Perché alla base del business del coworking (ammesso che esista) non è la massimizzazione del profitto, ma la massimizzazione della sostenibilità.

Quindi: Più sostenibilità = più business = più profitto.
Detta così può sembrare semplice, ma non lo è. E’ una follia, invece, ma – ne converrete – una follia più bella di quella che si vede ogni giorno nelle news economico-finanziarie…

(Forse qualcuno penserà che sono un ricco eccentrico che gioca alle teorie del business. Invece ho ancora 12 anni di mutuo prima casa, davanti a me. Ma sono convinto che un modo diverso di portare avanti le attività imprenditoriali – finalmente lontano dall’ossessione della crescita infinita, del profitto a tutti i costi, degli investitori da remunerare – sia possibile sostenibile).

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Grazie a SimpleSpot, ce l’abbiamo fatta. Cosa? Ad avverare un mio sogno per Cowo.

Da ieri sera a stamattina, già due coworking ne hanno fatto richiesta (Bravi Cowo Firenze/Mattonaia e Cowo Omegna/Gravellona Toce!), con Cowo Milano/Lambrate siamo già in tre.

Non mi aspetto che tutti i 58 spazi di coworking aderiscano, come so bene che coloro che viaggiano da un Cowo all’altro sono ancora pochissimi.

Ma noi iniziamo, iniziamo sempre. Non sappiamo dove arriviamo, ma di sicuro non rimarremo a casa 😉

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