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Al Coworking Cowo®Milano/Lambrate nuova stamapnte 3DAnche il coworking Cowo®, come tutti i progetti con i piedi per terra, deve fare i conti con l’aspetto economico dell’attività.

Chi segue il nostro lavoro sa che il nostro approccio è quello di massimizzare le relazioni, non il profitto: questo non perché siamo dei ricchi figli di papà che non hanno bisogno di guadagnare, piuttosto perché crediamo in un modello sostenibile, che sia profittevole NON a scapito delle relazioni.

Nel modello Cowo® – dice il CowoManifesto – il profitto economico viene dopo la relazione, al secondo posto.

E se nel 2015 avessimo bisogno di guadagnare di più?

L’esperimento parte in questi giorni al Coworking Cowo®Milano/Lambrate, che ho il piacere di gestire direttamente, nell’ambito della sempre più numerosa e attiva rete di spazi di coworking Cowo®.

Ecco la scommessa che facciamo per il 2015: se la vinciamo, i nostri coworker pagheranno di meno e noi guadagneremo di più.

1 – i prezzi delle postazioni scendono da 250 euro/mese a 180 euro/mese (da 1200 euro/semestre a 972 euro/semestre)

2 – nascono alcune nuove postazioni, con minori servizi, a euro 100/mese o 540 euro/semestre

3 – l’utilizzo dell’area meeting del nostro Cowo®, finora compreso nel prezzo delle postazioni, viene scorporato e proposto a pagamento, con due fasce di tariffe, per coworker residenti e nomadi esterni alla community

4 – l’area meeting verrà proposta anche all’esterno della community

5 – entra al Cowo® una stampante 3D, con il preciso scopo di incrementare il valore dello spazio, sia per chi ne fa già parte, sia in chiave di attrattività/marketing

Ultima considerazione: forse il coworking, con le sue caratteristiche di mutevolezza, leggerezza, assenza di vincoli, dinamismo e senso del networking è un modello da considerare anche più in generale, su un piano imprenditoriale.

Monkey Business, la mia società, lo ha capito intuito anni fa, e cerca di muoversi sul mercato della comunicazione con le stesse logiche di sostenibilità ed eccellenza che… ha imparato dal coworking.

[Sul rapporto tra sostenibilità e profitto, tra marketing e modelli imprenditoriali ho già fatto un pensierino in questo post, di qualche anno fa].

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Libro COworking Massimo Carraro Cowo

Mentre ringrazio l’autore di “Coworking Progress – Il Futuro è arrivato”, Riccardo Valentino, per avermi invitato a scrivere una pagina del suo libro sul coworking, realizzo che non ho mai raccontato per quali motivi ho fondato la rete Cowo.

Lo faccio qui, oltre che a pag. 73 del libro 🙂

Lo confesso: ho fondato la rete Cowo per motivi di bieco interesse personale.
Condivisione collaborativa? Piattaforma condivisa? Co-opetition?

Ma quando mai.

Fin dall’inizio ho avuto – e continuo ad avere – una sola cosa in testa, nient’altro che un risultato personale.

Io volevo creare il mio mondo.

Prima di condannarmi, concedetemi – come si fa – una piccola requisitoria difensiva.

Sono un copywriter, ho lavorato molti anni nelle multinazionali della pubblicità.
Quel tipo di posto dove un battito d’ali a Wall Street causa un terremoto (di licenziamenti) a Milano.
Poi sono diventato free-lance. Ho scoperto le gioie del “bonus-malus”, cioè quando lavori giorno e notte 15 giorni per una gara che, se viene persa guadagni zero; se viene vinta guadagni quasi zero.

Poi ho aperto la mia agenzia e ho iniziato a divertirmi con gli… studi di settore.

Ci sono cose che rendono il lavoro un inferno, soprattutto per chi lo ama profondamente.

Allora sono partito.

Per un mondo che non esisteva.

E, visto che non esisteva, ho iniziato a costruirmelo.

Partivo già bene, in realtà, grazie a tre cose: una persona eccezionale al mio fianco, un bell’ufficio a Milano, un blog su WordPress.com.

5 anni dopo, siamo in 77 spazi di coworking in 46 città [NdA: nel frattempo siamo diventati 88 in 53 città], ma l’importante non è questo.

L’importante è che ho capito che siamo in tanti ad aver voglia di costruire un mondo diverso, cominciando da una scrivania in coworking e da poche regole condivise:

CowoManifesto – Cos’è il coworking per Cowo

  1. “Coworking”, senza le persone che lo praticano, è solo una parola.
  2. Rendiamo il lavoro un’esperienza migliore, grazie alla condivisione quotidiana di spazi e conoscenze.
  3. I coworker non sono clienti. Sono professionisti che lavorano con te.
  4. Facciamo parte di una community allargata, e dialoghiamo.
  5. Nel nostro modello, la relazione viene prima del business.
  6. I nostri skill professionali sono costantemente migliorati dalla community.
  7. Non crediamo nella competizione, e questo ci rende estremamente competitivi.
  8. Il coworking gode della migliore strategia di marketing che si possa immaginare: la felicità.
  9. Il coworking è sempre l’inizio di qualcosa.
  10. “Coworking is a labour of love” (Tara Hunt)

E ora, la parola a chi sta lavorando per questo.

Buona lettura.

Massimo Carraro, giugno 2013

Non so se il libro, appena presentato a Milano (e su Twitter), sia già disponibile online.

Per chi volesse informazioni può scrivere una mail all’editore, Nomos Edizioni di Busto Arsizio (Varese).

 

 

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Pochi giorni fa il progetto di coworking a cui lavoro dal 2008 ha fatto una presentazione al primo congresso europeo sul tema, Coworking Europe 2010, svoltosi a Bruxelles il 18-19 novembre scorso.

Il titolo del nostro intervento è stato “The future of coworking” e ha presentato 7 ipotesi di sviluppo del fenomeno del coworking.

Una di queste ipotesi descrive il coworking come una possibile piattaforma per iniziative di marketing e digital pr (vedi slide 6 e 7 della presentazione qui sotto), e porta ad esempio la distribuzione del mio libro in tutti gli spazi Cowo, iniziativa che ha portato anche ad una serata di presentazione, al Cowo Udine/Ufficity.

Ora, l’ipotesi di lavoro è nella mia testa, il libro l’ho scritto io: non è stato difficile creare questa occasione di “coworking come piattaforma di marketing”.

Ciò che mi ha piacevolmente colto di sorpresa, invece, è stata la mail dell’altro ieri in cui mi si chiede se la rete Cowo è interessata a fare dei product test sui telefoni di una multinazionale importante.

Mentre rispondevo affermativamente, dentro di me pensavo…

Che il futuro del coworking sia già arrivato?

Nell’attesa di scoprire come andrà a finire, rivediamoci le slide presentate a Bruxelles… (se invece volete il video, lo trovate qui).
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[slideshare id=5834102&doc=coworkingfuture-101119062817-phpapp02]

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Dopo essere stato al Malacarne, al Caffè della Scuola Politecnica del Design e in un Cowo, presento il libro in un bar singolare e curioso: il Prosciutto Bar presso il centro Euro Torri di Parma.

L’appuntamento è per il 29 aprile alle 18.30, si fa con la collaborazione della Libreria Mondadori del luogo. Evento Facebook qui per chi vuole.
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Domani alle 10.00 aprirò i lavori del Coworking Camp con una diapositiva che dice così.

Penso sia il giusto approccio per un momento di riflessione su questo progetto, così interessante, così ricco di potenzialità.

E’ stato abbastanza faticoso organizzare il Coworking Camp, ma sono convinto che – ancora una volta – la rete delle persone interessate a Cowo saranno la miglior fonte di ispirazione. E’ così da quando il progetto è nato, nel gennaio 2009.

A domani quindi (e per chi non ci potrà essere, diretta video sul web a questo indirizzo: http://theatre.interlogica.it)!
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Dalla presentazione del libro “Un etto di marketing (E’ un etto e mezzo, lascio?)” tenuta al coworking Cowo di Udine il 26 marzo, le slides dell’intervento.

Inserisco anche il video dei primi nove minuti in cui si vedono gli effetti di un viaggio di 450 km sulle presentazioni del sottoscritto. (Grazie Cowo Udine per il video!)
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[slideshare id=3634456&doc=50motiviperaprirelaziendaaisocialmedia-100404103827-phpapp02]
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Quando dicevo che la rete di coworking Cowo piano piano inizierà a diffondere la conoscenza del coworking in modo organico in rete…

Grazie Alessandra di Cowo Ravenna e grazie a Ignite Italia che ha ripubblicato il video sul proprio blog.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=BA8pjbvIA6g&feature=player_embedded#t=36]

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Ieri sera sul tardi Radio Rai 3 – Radioeuropa ha mandato in onda questa brevissima intervista telefonica al sottoscritto, rilasciata in modo un po’ affannoso mentre cammino velocemente cercando di non tardare a un appuntamento.

Mi sono anche dimenticato di dire l’indirizzo del sito di coworking project o quello della community, mannaggia…

Trascrivo il testo:

Un architetto, uno scrittore, un ingegnere spaziale che lavorano nello stesso ufficio.
Si chiama coworking, ed è la nuova frontiera del lavoro autonomo. Una sorta di ufficio condiviso dove si affittano postazioni per periodi più o meno lunghi. Nato negli Stati Uniti, il fenomeno è ora sbarcato in Europa dove conta già una settantina di esperienze. Una di queste è Cowo, aperta a Milano da Massimo Carraro. Lo abbiamo raggiunto.

Il coworking è la pratica di condividere uno spazio professionale tra persone di professioni diverse, valorizzando talenti individuali e creando un contesto dove ognuno può trarre dei vantaggi dalla presenza dell’altro.

Che tipo di lavoratore si rivolge al coworking?

Tradizionalmente è il freelance, però abbiamo visto anche altre figure, come l’imprenditore che veniva da noi per lavorare in pace, o un autore letterario di romanzi, un ingegnere aerospaziale, professionisti della comunicazione, project manager… quindi tutti coloro che hanno bisogno di una situazione di lavoro per un periodo, magari breve, in modo flessibile.

Quali sono i costi?

Duecento euro al mese per una postazione.

Tra i vantaggi che dà il coworking, c’è sicuramente quello di non essere da soli…

Ci sono però anche altri vantaggi: intanto essere a contatto con altre professionalità che possono anche essere di aiuto e preparare un po’ il terreno per future collaborazioni di lavoro, inoltre c’è un aspetto economico importante, e poi c’è un aspetto di network oltre che fisico anche virtuale, perché i legami che si creano tra coworker rimangono anche oltre il periodo della presenza fisica nel coworking.

Anche in Europa abbiamo degli esempi di coworking…

Personalmente ho visto una realtà bellissima a Parigi, ce n’è un’altra in Olanda, all’Aia, e un paio anche in Svizzera [qui me ne sono dimenticato una ventina…].

A Parigi cosa l’ha colpita?

La presenza [qui è stata tagliata la frase “di aziende ed enti pubblici”] a livello istituzionale. Questo ha permesso di creare una situazione dove in un anno credo abbiano avuto qualcosa come ottanta eventi, tra cui il “passaggio” del sindaco di San Francisco o del fondatore di Facebook.

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E’ bellissimo vero? Venite a conoscerlo!

di

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Circa un anno fa (era il primo aprile) Monkey Business iniziava l’esperimento coworking.

Sei postazioni Ikea-designed si aprivano timidamente al mercato degli uffici condivisi secondo logica network-oriented.

Un anno dopo le postazioni sono diventate 15, ma – qui sta il bello – non sono cresciuti i metri quadri della nostra agenzia, è cresciuta un’idea, che ha saputo contagiare altri nel progetto, e tutto per mezzo del solo passaparola online.

L’idea del coworking a Milano, oggi, è fatta di tre diversi posti dedicati al lavoro nomade: il nostro di Via Ventura, quello di Via Amadeo e, da oggi, Via Settembrini (Stazione Centrale).

(Si sa che quando si tratta di evolversi, le scimmie sanno il fatto loro…).

[UPDATE 25 marzo 2009 – I cowi sono diventati 4, le postazioni di coworking disponibili a Milano 20, il piccolo miracolo delle scimmie che moltiplicano le scrivanie continua!].

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